L’Italia è il fanalino di coda della formazione in Europa
L’italia è il fanalino di coda dell’Europa; in termini di investimento sulla formazione, il nostro Paese non è certo competitivo e ciò compromette la produttività delle piccole e medie imprese.
I dati parlano chiaro: l’Italia investe poco in capitale umano e formazione, rispetto agli standard europei si spendono in media 420 euro per dipendente contro i 1100€ del Belgio; ciò è dovuto alla qualità del contributo umano che fa della forza lavoro, un investimento a livello economico.
Ad aumentare la potenziale crescita in Europa è fondamentale il contributo dello Stato, che ha strutturato un nuovo modello chiamato “politica industriale”.
Comparando i dati globali del 2010, in termine di investimenti sulla formazione, possiamo dedurre che nel nostro Paese si è fatto ben poco: su 28 paesi europei, l’Italia ha realizzato un 605 scarso rispetto alle imprese scandinave che puntano sulla qualità formativa.
Ancora meno incoraggiante è la pianificazione sulla formazione, a cura delle imprese nelle città dove sono collocate, che nel nostro Paese sfiora il 30% un dato molto basso, sotto la media.
Il problema che emerge è che è la stessa impresa non investe su sé stessa, o meglio spende poco a discapito della sua stessa produttività, rischiando di compromettere la reale crescita economica, e la formazione.
Se i suoi stessi dipendenti non sono adeguatamente formati tenendo conto i parametri europei, si rimane vittime di sé, obsoleti ed involutivi.
Le aziende italiane con più di 250 dipendenti faticano a sostenere il livello medio di investimento sulla formazione, nonostante le offerte e le agevolazioni rivolte alle proprie risorse umane, mentre le piccole e medie imprese scendono addirittura al di sotto della media europea.
In sintesi, se un’azienda non investe in capitale umano, quindi su una mirata formazione, la crescita esponenziale è involutiva e controproducente, compromettendo l’assetto economico italiano.
Per modificare questa deriva sono tante le strategie e le soluzioni a questo problema che tende a bloccare lo sviluppo formativo di lavoratori e manager; va presa in considerazione l’esistenza di fondi inter professionali e dei fondi europei per la formazione, tramite i quali è possibile formare il personale, con una spesa che, in alcuni casi, è pari a zero.
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